Discorso sulla Bellezza

[In foto: ritratto fotografico di Vladimir S. Solov'ёv]

La bellezza senza la verità e il bene è solo un idolo.”

La Bellezza è ”l’espressione visibile del bene“ ( S. Giovanni Palo II ), la più evidente forma di mistero, vergine ai rompicapo ontologici del razionalismo, alle anamnesi scientifiche o peggio ai sistemi speculativi dell’Estetica contemporanea, dal porto del negazionismo kantiano alle riflessioni forzose e “sui generis” di Heidegger e Gadamer, lei è inaccessibile nel suo enigma. La filosofia illuminista occidentale ha costruito gabbie vuote su arte e bellezza, forzando la logica per tentare la vetta o precipitando nel relativismo del pensiero molle. Insomma senza trascendenza “l’ometto” resta chiuso nel cortile del suo palazzo di Köninsberg in ragion del fatto che l’universale è l’esperito donde quelle stelle del cielo, chiuse nel quadrato che vede, son tutte le stelle.  Fёdor Dostoevskij, semel in anno, si recava a contemplare la Madonna sistina di Raffaello a Dresda, se ne stava lì muto ad osservare la Vergine con le sembianze della Fornarina col solo scopo di capire l’arcano della bellezza. Il russo Vladimir Sergeevič Solov’ёv (Mosca 1853-Uzkoe 1900), profeta, scienziato, poeta simbolista, filosofo ma soprattutto asceta, considerato dal teologo Hans Urs Von Balthasar "il più grande artefice di ordine e di organizzazione nella storia del pensiero" al pari di Tommaso D’Aquino, fu il teorico del “realismo mistico” ispirato alla filosofia di Plotino contro il positivismo illuminista d’Occidente. Nell’opera Sulla Bellezza. Nella Natura, nell’arte, nell’uomo scrive: “Il compito supremo dell’arte è la perfetta incarnazione della pienezza spirituale nella nostra realtà, la realizzazione, in essa, della bellezza assoluta, ossia la creazione dell’organismo spirituale universale … Questa alta missione dell’arte non è una esigenza arbitraria, e lo dimostra il nesso indissolubile che un tempo esisteva…tra l’arte e la religione». Religione intesa nel suo significato di ponte tra mondo sensibile e sfera metafisica. Re-ligare, per Lattanzio e S. Agostino, è la radice della religio, medium tra l’hic et nunc e l’universale, tra l’uomo e Dio. La Bellezza “è una qualità che diventa sensibile alla prima impressione; l’anima l’apprende e, riconosciutala, l’accoglie e…le si accorda” (Plotino), cioè la riconosce come sentiero nel bosco da seguire per salire dalla penombra fino alla radura accesa di luce, dalla quale l’occhio coglierà, dall’ estensione dei particolari, l’unità dell’intero, vertigine sublime del viandante di Friedrich, oltre le nubi aguzzano le cime dei monti, lassù è possibile percepire l’Uno. La καλὸς greca era questo, parte essenziale ma non sufficiente da sola a svelare il Bene, cioè la Verità che è una. La fisicità del bello è traghetto di viaggio per varcare la soglia del Buono in un binomio indissolubile, quella καλὸκαγαθíα ideale di perfezione assoluta ove la Bellezza è gemella monozigote della qualità morale e viceversa. In questo sposalizio l’arte, per Solovëv, è l’anello d’oro nuziale, rende eterno quel legame oltre il tempo, oltre le metamorfosi degli sposi “essa [l’arte] deve essere la diretta oggettivazione di tutte quelle proprietà e qualità interiori e profondissime dell’idea vitale che non possono essere espresse dalla natura; la spiritualizzazione della bellezza naturale e, quindi, … l’eternizzazione delle sue manifestazioni individuali […]”. In realtà i sacerdoti costruttori di ponti sono due: arte e amore, essi viaggiano solo in apparenza in parallelo, al termine della prospettiva si toccheranno in un sol punto, là si fonderanno. Veniamo allo stato di fatto creato in laboratorio dalla società postindustriale: il brutto vincente del modello angloamericano. La bellezza è magia della via stretta, la bruttezza industriale è sbobba per la massa affamata di roba, luccicano d’oro gli occhi degli Scrooge per il ritorno in moneta degli affari. Tutto è merce dalla macchina, al lavoro, alla salute, al sesso fin dentro l’anima con un solo bit: utile, non utile. Che può fare l’arte se persino gli dei hanno lasciato questo mondo, come sosteneva Adorno?

Beh se avrete la pazienza di leggermi continuerò alla prossima, come nei romanzi a fumetti. Vi lascio con un aforisma di W. Goethe che tanto amava il nostro Paese: “Alle stelle non si tende bramosi, solo si gode del loro splendore”.


Editoriale

 

Ricostruire l'unità nazionale

di Adriano Tilgher

Siamo alle solite. In Italia siamo troppo occupati ad affrontare temi marginali o impostici da altre nazioni per renderci conto della grave situazione in cui versa la nostra nazione. Purtroppo tutto questo accade perché a nessuno dei cosiddetti politici, né alle istituzioni interessa nulla dell’Italia; basti pensare alla scomparsa in tutte le scuole di ogni ordine e grado della storia, della grande cultura classica ed umanistica, base e fondamento sia del nostro percorso unitario che della nostra profonda identità.

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La Spina nel Fianco

 

L'ethos del cameratismo

1944 il poeta, soldato, (e bisessuale) Robert Graves, (1895 -1985) dà alle stampe il suo romanzo più famoso, "Il vello d'oro”, che parla fra altre cose, della guerra dei sessi nella mitologia Greca (successivamente ereditata dai Romani). Graves dipinge il "litigio" fra Zeus ed Era, più che come una satira sui problemi domestici delle famiglie greche, come un conflitto fra sistemi sociali inconciliabili. Nel descrivere il panteon greco l'autore narra dello scontro fra le divinità femminili dei popoli mediterranei guidate da Madre Gea e gli dei del pantheon maschile, guidati da Zeus arrivati dal nord con gli invasori achei, che si sono fatti largo a spallate nella Grecia arcaica e matriarcale. Ad Olimpia cittadina del Peloponneso occidentale, che ha dato nome alle "Olimpiadi" dove sorgeva il tempio di Gea, più venerato di tutta la Grecia, un paio di millenni prima dell’"era dell’Uomo", pare si sia tenuta una sorta di sacro G20, un super vertice religioso con lo scopo di raggiungere una pacificazione. Da un lato, le diverse manifestazioni della triplice Dea, con i loro riti della fertilità, ed un certo gusto per i sacrifici umani, dall’altro gli dei guerrieri venuti dal nord, che erano usi tenere le donne alla catena, in cielo come in terra. Ma sarà una pace fittizia, la guerra metafisica, non finirà mai, e giunge fino a noi alimentata dal tentativo del nuovo ordine mondiale di uniformare, e quindi annullare ogni diversità di genere.

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