Uno sceneggiato e un arresto per fare una "sceneggiata"

Non so se c’è stata una regia, ma, certo, nella casualità credo poco.

Tutto è possibile in questa società dove tutto è comunicazione, spettacolo; dove i grandi organi di comunicazione ufficiali sparano notizie false a raffica e poi accusano di falsità tutti coloro che li smentiscono.

Nella società liquida in cui viviamo tutto è possibile perché non esistono più riferimenti certi; anche la natura viene contraddetta. Ci vogliono convincere che non esistono più l’uomo e la donna, caratterizzati da quelle importanti differenze fisiche che inducono, come conseguenza, anche importanti differenze psicologiche e di funzione. Ci vogliono convincere che il sesso si può scegliere, anzi ci sono studi, a mio avviso criminali, che cercano di rendere possibile il trapianto di organi femminili dentro maschi consenzienti per poterli rendere capaci di partorire. Siamo in presenza di una nuova mostruosità caratteristica del “transumanesimo” cui ci vogliono gradualmente abituare; gli spiriti deboli, gli stupidi e alcuni malati di mente credono che queste siano le nuove frontiere della libertà democratica.

In una società terminale come quella che stiamo soffrendo e subendo tutto è spettacolo, tutto è possibile: anche che, per effetto coreografico di gran finale, si faccia coincidere la fine di uno sceneggiato televisivo con un fatto reale della cronaca montato oltre misura.

Faccio riferimento allo sceneggiato sul generale Carlo Alberto dalla Chiesa ed all’arresto, dopo trenta anni di latitanza, di Matteo Messina Denaro, avvenuto proprio in coincidenza con le ultime due puntate dello sceneggiato dove viene ricostruita la drammatica fine del generale in Sicilia, rappresentata con pesanti allusioni a coinvolgimenti politici.

Lo sceneggiato è stato bello, abbastanza attento alla ricostruzione di fatti storici della nostra storia recente, senza affrontare direttamente i molti punti interrogativi che alcune di quelle vicende hanno suscitato. Ha però cercato di smantellare drasticamente alcune versioni sull’interpretazione di strani episodi come quello relativo al ritrovamento del memoriale di Aldo Moro e soprattutto il pentimento di Peci. Il dubbio era se Peci fosse un pentito che diede impulso all’approvazione della famigerata legge premiale per i collaboratori di giustizia o un infiltrato da dalla Chiesa nelle Brigare Rosse, come Silvano Girotto, meglio conosciuto come frate Mitra, che era servito a debellare il vertice delle Brigate Rosse della prima ora. Il problema viene risolto, nello sceneggiato, con una solenne arrabbiatura del generale quando vede la notizia giornalistica che considera Peci un infiltrato.

Il dubbio, però, rimane e solleva tanti interrogativi, ma non è questa la sede dove affrontarli.

In questo caso però ci interessa la strana coincidenza tra la tragica ultima puntata del generale dalla Chiesa a Palermo, ucciso, dicono, dalla mafia e l’inatteso(?) arresto di Messina Denaro, ritenuto capo della mafia.

La permanenza di dalla Chiesa a Palermo appare, nello sceneggiato, contrassegnata dall’isolamento, dalla solitudine, dal disinteresse anche da parte della mafia. Appare come un uomo abbandonato a se stesso; i suoi uffici, la sua casa sono raggiungibili da chiunque lo desideri. Qualche sottile riferimento a ben individuati personaggi politici, vorrebbe far capire qualcosa che, di fatto, non viene detta.

Tutto però viene sanato, riscattato, ripulito dal fatto odierno: l’arresto del capo mafia. Quasi a voler dimostrare che ieri, tra stato e mafia c’era collusione, oggi, invece è tutto finito.

Quindi la mafia, messa al governo della Sicilia dalle armate americane vincenti nel 1943, collusa con alcuni politici italiani, di varie estrazioni, messi al governo dell’Italia dalle truppe americane vincenti nel 1945, verrebbe definitivamente debellata dai nuovi politici italiani saliti al governo sicuramente con il consenso popolare ma anche con l’appoggio incondizionato delle stesse truppe che occupano il nostro territorio dal 1945. Molto poco credibile visto che i principali protagonisti sono sempre gli stessi

Infatti, la strana coincidenza di cui abbiamo parlato smaschera un po' questo gioco sempre più sporco.

Povera Italia! Viva l’Italia!

 

Immagine: https://www.ilriformista.it/


Editoriale

 

Il bene e il male

di Adriano Tilgher

È un mondo confuso quello che ci circonda. Ho visto il filmato di un uomo vestito da donna, che, secondo la lingua dei barbari, preferisce definirsi “drag queen”, mentre racconta a dei bambini o poco più che bambini, che il mondo è cambiato, che le vere favole non sono più quelle che ci hanno raccontato i nostri nonni o i nostri genitori, ma sono quelle nuove che raccontano di un’umanità in trasformazione, dove i sessi, contrariamente a quello che ci ha insegnato la natura, non sono solo due ma molti e molti di più (dimenticando che quando si parla di sesso, secondo la natura, si intendono manifestazione e funzione dello stesso e non le differenti pulsioni o deviazioni o perversioni di ognuno).

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La Spina nel Fianco

 

La meglio gioventù

1º ottobre 1950, nasce a Milano Marco Tullio Giordana, regista, sceneggiatore e scrittore italiano fuori dagli schemi, che seppur proveniente da quell' “intellighenzia" sinistra che ha dominato il mondo della cultura italiana sin dalla fine della seconda guerra mondiale, nelle sue opere dimostrerà un inusitato coraggio ad affrontare temi controversi, e a portare sullo schermo, autori altrettanto controversi, rappresentando forse più di tutti gli altri registi contemporanei, un reale spaccato della vita, dell'arte e soprattutto della politica del nostro Paese. Capacità di analisi dovuta presumibilmente dalla sua formazione accademica. (facoltà di lettere, indirizzo antropologico). Trasferitosi da Milano a Roma per motivi di studio, già da studente universitario collabora alla realizzazione del film di montaggio di Roberto Faenza "Forza Italia" , un film documentario del 1977 sulla situazione politica dell'Italia nel dopoguerra realizzato utilizzando spezzoni di documentari dell'istituto luce ed altri filmati relativi alla storia italiana dal 1945 fino alla metà degli anni settanta. Il titolo coincide (fortuitamente ?) con il nome dell'omonimo partito politico fondato da Silvio Berlusconi diciassette anni dopo. Nel 2011 Faenza sarà autore del docufilm Silvio Forever.

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