Scuola di Pensiero Forte: introduzione alla realtà

Vivere nel mondo contemporaneo è la sfida più ardua per ogni persona. Il nostro essere è gettato nella realtà, delle cose e delle idee, e qui vi trova l’impervio campo di battaglia dove è inesorabilmente promossa allo scontro con sé e con l’altro.

Che la vita sia milizia già gli antichi lo avevano capito bene, facendone un memento continuo per stare certi di non disancorarsi dell’oggettività dei fatti. Se, però, nei secoli scorsi vi erano alcune certezze monolitiche al cui ridosso fondare il senso del vivere quotidiano, sicuri di una saldezza inamovibile anche di fronte alle avversità della storia, oggi l’uomo deve fare i conti con il prodotto di un periodo di devastazione dell’umanità.

È quello che gli addetti ai lavori chiamano e anche noi chiamiamo ”pensiero debole”, paradigma sostanziale del secolo breve chiusosi da poco. Il suo nome, “pensiero” e l’attributo seguente “debole” in nessun altro modo migliore possono esplicitare il nocciolo di ciò che esso è: pensiero, dunque l’atto superiore dell’uomo, compendio dell’essere e generatore del fare umano, e debole, quindi non forte, inconsistente, caduco, fragile, insostenibile, pericoloso.

La cultura, considerata nel senso più ampio del termine, è sempre stata espressione sommante delle conquiste e dei successi dell’umanità, tanto da divenire metro di giudizio delle civiltà e scrigno prezioso da tramandare; una caratteristica elementare è che essa resiste alla storia, ovvero non cede il passo ad una sostituzione e emancipazione agli estremi della dimenticabilità, bensì ne diventa lo scheletro quasi ontologico, l’essere stesso, ed è per ciò che non si estingue col passare dei santi e degli eroi, ma incede solennemente per dare alla vita nuovi figli di mirabile valore.

Il pensiero debole, dunque, cosa ha fatto? In poche parole, ha vessato prepotentemente le base dell’albero, cosciente che i frutti traggono nutrimento della radici. L’attacco senza precedenti è andato direttamente a devastare tutto quanto di forte, solido e sicuro c’era: principi, valori, tradizioni, pensiero. Ciò che ne è rimasto è stato il frutto senza la linfa, il cui nocciolo cadendo a terra non ha saputo attecchire su quel fecondo terreno che fino a poco tempo prima era presente, ritrovandosi invece orfano fra i suoi fratelli, preda delle intemperie e degli sciacalli del male.

Dall’incontro fra le due culture, quella che rese gloriosa l’umanità e quella mefistofelica che la ha corrotta, nacquero i meticci marcescenti che ben conosciamo: liberismo e liberalismo, con la loro discendenza multiforme del consumismo, irrazionalismo, criticismo, tecnologismo, antipolitica e l’attualissimo mondo liquido del trans-umano.

La realtà non è un semplice nome. È ciò in cui viviamo, che ci piaccia o no. Per non essere meri spettatori davanti a un palcoscenico, occorre assumersi un ruolo, bisogna fare una scelta.

Da questa esigenza nasce questa “scuola” per imparare a pensare in maniera forte, degna di un combattente del nostro tempo. Facciamoci avanti per prendere parte ai vincitori della battaglia.


Editoriale

 

I diritti civili

di Adriano Tilgher

Si fa un gran parlare, in questi tempi, di diritti civili e la mia sensazione è che pochi fra quelli che ne parlano sappiano esattamente cosa siano questi diritti civili, che sul piano della sinistra hanno letteralmente soppiantato i diritti sociali che sono scomparsi dal dibattito politico, nonostante siano totalmente sotto attacco. Guardo raramente e con difficoltà i dibattiti televisivi perché sento solamente banalità per lo più insulse, prive di riscontri reali e soprattutto completamente estranei alla realtà e alla gravità dei problemi che stiamo affrontando come Italiani.

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La Spina nel Fianco

 

Professor Odal

5 marzo 1965, muore al Cairo, Omar Amin, militare, politico, filosofo ed esoterista tedesco naturalizzato egiziano, amico di Renè Guenon e di Savriti Devi. Omar Amin, nasce in Germania a Karbow-Vietlübbe, un piccolo comune del Meclemburgo-Pomerania, il 25 gennaio 1902, con il nome di Johann Jakob von Leers. Studiò nelle università di Kiel, Berlino e Rostock, laureandosi in giurisprudenza. Si dedicò soprattutto a studi storici e linguistici, come la slavistica. Divenne un poliglotta, imparò italiano, russo polacco, ungherese arabo e giapponese; scriveva correntemente in latino, ma anche nello yiddish degli ebrei aschenaziti dell'Est Europa. Ernst Jünger (1895-1998) lo definì “un genio linguistico”. Nel mondo intellettuale tedesco von Leers era noto con l'appellativo, "professor", il professore,  anche in virtù della cattedra universitaria presso l'università di Jena.

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