Dietrologia ed epidemia

Non sono un dietrologo, anzi cerco di evitare sistematicamente questa accusa, perché ritengo che non mi appartenga. Leggendo, però, alcune pagine su internet, mi sembra doveroso fare alcune considerazioni oggettive.

Per esempio ho letto che Jacques Attalì, economista, banchiere, uno dei principali artefici dell’attuale Unione Europea, nonché consigliere di Mitterand e Sarkozy e creatore del “fenomeno” Macron, nel 2009 scriveva che una buona piccola pandemia potrebbe costringere i nostri dirigenti ad accettare la realizzazione di un governo mondiale.

Lungi da me (???) l’idea che l’attuale epidemia globale, dovuta al corona-virus, sia stata scientemente sviluppata; certo i gestori dei mercati monetari, finanziari e materiali, attuali detentori del potere mondiale, dato che non smettono mai di attuare le politiche atte ad aumentare e consolidare il loro potere a scapito delle libertà e dei popoli, sicuramente si sono buttati nello sfruttamento della situazione.

Come tutte le emergenze del passato ci hanno insegnato, sono sempre i popoli a rimetterci sia in termini economici che in termini di libertà.

Pensando all’Italia ricordiamoci tutte le leggi promulgate prima con la crisi terrorismo, poi con la crisi criminalità organizzata, più di recente con la crisi terrorismo internazionale.

Di emergenza in emergenza, sfruttando le nostre paure, sono riusciti sistematicamente a ridurre i nostri margini di manovra e di libertà.

Finché c’è stata una classe politica nazionale degna di questo nome, in qualche modo gli attacchi alle nostre libertà sono stati contenuti e rintuzzati; ma con l’avvento della UE, con i trattati capestro fatti sottoscrivere dai venduti, a suon di quattrini, della politica, tutti coloro che si sono succeduti nella gestione della cosa pubblica hanno cessato di essere politici e sono diventati dei semplici amministratori agli ordini di terzi, per lo più fuori dal territorio nazionale; per di più, nella maggior parte dei casi amministratori incapaci e ladri.

Da quel momento il nostro popolo in particolare, ma anche l’umanità in generale, ha corso velocemente verso l’annientamento di sé stesso. Viviamo in una società dell’assurdo dove tutto è relativo, non ci sono più i sessi, non c’è papà, non c’è mamma, anche la vita comunitaria subisce attacchi tremendi con il cattivo utilizzo dei social e dei nuovi mezzi di comunicazione, tutto viene messo in discussione per ridurci sempre più al livello di consumatori compulsivi privi di volontà e di finalità altre: un unico indifferenziato tubo digerente.

Un futuro infame ci è stato costruito, ma gli Italiani con le loro intelligenze e il loro innato spirito creativo hanno messo in campo degli impensati anticorpi ed il sistema è andato in crisi ed ha cercato di imbrigliarli in tutti i modi.

Ecco all’improvviso una, per loro provvidenziale, epidemia: con la complicità di questa genia di amministratori del nulla che ci governa è stato sparso nella popolazione, vuoi per stupidità, vuoi in mala fede, un terrore sproporzionato agli eventi ed alla minaccia degli stessi.

Conseguenze? L’imposizione di norme sempre più tese a far diminuire la coesione comunitaria e a distruggere definitivamente la nostra identità nazionale.

Basti pensare ai divieti di riunioni anche culturali, al lavoro ministeriale a casa, alle Università chiuse e al potenziamento esclusivo dei corsi telematici, alla distanza di sicurezza da tenere tra le persone, all’invito a non salutarci più, ecc. ecc., per capire a cosa ci vogliono abituare.

Se a questo aggiungiamo che il solerte Ministro dell’Università ha subito affermato che sta valutando di far continuare i corsi telematici anche dopo l’emergenza, in modo da dequalificare ulteriormente i nostri famosi templi della cultura, diventa sempre più chiara la volontà di privarci delle nostre principali qualità.

Il tempo purtroppo è sempre più accelerato, urge proteggerci e tutelarci. Iniziamo a costruire gli strumenti della nostra difesa e della nostra riscossa.


Editoriale

 

I diritti civili

di Adriano Tilgher

Si fa un gran parlare, in questi tempi, di diritti civili e la mia sensazione è che pochi fra quelli che ne parlano sappiano esattamente cosa siano questi diritti civili, che sul piano della sinistra hanno letteralmente soppiantato i diritti sociali che sono scomparsi dal dibattito politico, nonostante siano totalmente sotto attacco. Guardo raramente e con difficoltà i dibattiti televisivi perché sento solamente banalità per lo più insulse, prive di riscontri reali e soprattutto completamente estranei alla realtà e alla gravità dei problemi che stiamo affrontando come Italiani.

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La Spina nel Fianco

 

Professor Odal

5 marzo 1965, muore al Cairo, Omar Amin, militare, politico, filosofo ed esoterista tedesco naturalizzato egiziano, amico di Renè Guenon e di Savriti Devi. Omar Amin, nasce in Germania a Karbow-Vietlübbe, un piccolo comune del Meclemburgo-Pomerania, il 25 gennaio 1902, con il nome di Johann Jakob von Leers. Studiò nelle università di Kiel, Berlino e Rostock, laureandosi in giurisprudenza. Si dedicò soprattutto a studi storici e linguistici, come la slavistica. Divenne un poliglotta, imparò italiano, russo polacco, ungherese arabo e giapponese; scriveva correntemente in latino, ma anche nello yiddish degli ebrei aschenaziti dell'Est Europa. Ernst Jünger (1895-1998) lo definì “un genio linguistico”. Nel mondo intellettuale tedesco von Leers era noto con l'appellativo, "professor", il professore,  anche in virtù della cattedra universitaria presso l'università di Jena.

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