La fredda pioggia di novembre

La canzone più famosa, forse, dei Guns N’ Roses. Quella November Rain con i versi “è difficile far durare una candela – nella fredda pioggia di novembre...”. Accendemmo una candela sul davanzale della finestra, in quella sera umida del 20 di novembre, il lume spento della tua stanza. Era metà degli anni ’60. Ricorreva l’anniversario della fucilazione di José Antonio nel carcere di Alicante da parte dei “rojos”, 1936. Tentati a scendere in Spagna, al richiamo di tanti camerati fedeli, ad altro però il destino ci aveva imposto, stringendoci inesorabile alla catena. Introducendo la pubblicazione del Domrémy (opera teatrale di Robert Brasillach su Giovanna d’Arco) ho ricordato – ed era la prima volta – i giorni lontani di Francoforte sul Meno. Anche noi “sentinelle all’erta”, privi però dello scintillio delle stelle, come aveva evocato il fondatore della Falange. Né percorremmo più insieme “le strade brulle e rosse della nostra Spagna” ...                                                                                                                                  

Novembre, il mese dei morti, dei “nostri” morti (come lo è il mese di aprile del ’45 e a seguire nei giorni “radiosi” di ferocia d’infamia d’odio, annunciati nell’aspro esordio dal poeta T.S.Eliot in La terra desolata, dedicata “Per Ezra Pound il miglior fabbro”). È l’anno 1922. “Aprile è il mese più crudele, genera – lilla da terra morta, confondendo – memoria e desiderio...”. Ancora, altre due date. Il 25 novembre 1970 (ne appresi la notizia al secondo braccio del carcere di Regina Coeli) lo scrittore giapponese Mishima Yukio si apriva il ventre con il rito antico e tragico del seppuku per ridestare il valore della spada e ritrovare la via del guerriero (il Bushido), in un paese annichilito dalla modernità e asservito all’americanismo. Da La voce degli spiriti eroici, opera di trilogia per il teatro, con il laboratorio del Foro 753 trassi rappresentazione in costume, musica ed esibizione con la spada. Un piccolo gioiello nell’atmosfera evocativa del Museo dedicato alla Roma che conta, eterna. Il suo messaggio estremo, senza enfasi inutile: “La vita è troppo breve ed io avrei voluto vivere più a lungo”.                                                                                                                                

Il 30 novembre del ’38, in un bosco nei pressi di Bucarest, veniva assassinato, col filo di ferro e sciolto il corpo nell’acido, con un pugno di legionari della Guardia di Ferro il Capitano Corneliu Zelea Codreanu. Era stato condannato a spaccare pietre in un carcere dopo un processo farsa, ma non bastava. Andava eliminato. Con lui, i suoi assassini e mandanti, contavano di distruggere il movimento che incarnava la sintesi dello spirito e della carne invitte del popolo romeno. Come aveva risposto al giudice, che insinuava “favoritismi” nella scelta dei dirigenti, solo tramite la quantità d’amore e di sacrificio. E di questo amore e di questo sacrificio si dimostrarono degni. In fondo, a ben vedere, possiamo mantenere accesa la candela nella fredda pioggia di un qualsiasi mese di novembre...                                      


Editoriale

 

L'Italia ha bisogno di te

Di Adriano Tilgher

Veramente ci vorrebbe una chiamata alle armi per salvare l’Italia e per rimettere in campo le enormi capacità di cui dispone come popolo e le qualità notevoli che ci hanno fatti grandi nei secoli. Rimanere inermi osservatori dello scempio, che stanno facendo di noi e delle nostre indiscutibili radici culturali, non è più possibile. L’immagine che i principali media danno del nostro popolo è veramente sconvolgente.

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La Spina nel Fianco

 

Ode al fido Grunf

Aprile 1967, esce nelle edicole italiane il numero 93 del fumetto “nero” creato da Magnus e Bunker, “Kriminal”, dal titolo "Festa happening". Il fumetto nero italiano fu un genere di fumetto che esordì’ nel 1962 con il personaggio di Diabolik, seguito da Kriminal, Satanik ed altre decine di epigoni. Propose un ribaltamento della morale corrente, i protagonisti non erano gli eroi buoni de "Il Vittorioso" né gli eroi del fumetto statunitense, bensì ladri, e spietati assassini, che fecero gridare allo scandalo, Chiesa, media, Democrazia Cristiana e in parte anche l’intellighenzia di sinistra, tant’è che il fenomeno attirò l'attenzione del potere giudiziario che temeva la carica eversiva di questo genere di pubblicazioni. Furono anni di censure, sequestri, roghi, ed arresti e gli autori, furono costretti ad ammorbidire toni e trame per evitare il carcere, facendo perdere al fumetto la propria carica innovativa.

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