Europa ed elezioni

Ormai manca poco più di un mese dalle elezioni cosiddette europee che dovranno rinnovare il cosiddetto Parlamento europeo, un’istituzione tanto costosa quanto inutile e priva di qualsiasi valenza politica.

Pertanto nei prossimi mesi, sentiremo chi richiede più Europa, chi vuole spostare più a destra (???) il PPE, chi vuole rivedere i trattati, chi vuole ridiscutere tutto, chi vuole l’esercito europeo, chi la polizia europea, ecc.

Nessuno però dirà che l’Europa non esiste, che finché esisterà l’Unione Europea sarà un reale ostacolo alla nascita dell’Europa, che, se non si darà vita all’unità politica dell’Europa con il coinvolgimento dei popoli europei nella costruzione di una nazione unita nella quale riconoscersi, tutto sarà visto dagli Europei come qualcosa di estraneo.

Qualunque cosa si dovesse realizzare, dall’esercito alla polizia, dalle leggi repressive ai dazi, tutto sarebbe nelle mani di una genia di burocrati eterodiretti che nessuna attenzione hanno verso l’Europa tranne un interesse personale diretto.

Tutto questo verrebbe fatto sulle spalle dei cittadini europei che ne subirebbero le conseguenze come è stato con l’euro, una moneta apolide che non appartiene a nessun popolo, manovrata da speculatori senza scrupoli che tanti danni ha creato alle economie nazionali, proprio per la mancanza della tutela politica.

Noi siamo europeisti veri e lo siamo proprio perché, per usare un termine alla moda che non ci piace, siamo sovranisti. Come si fa a non capire che proprio dall’interesse nazionale dei singoli popoli deriva la necessità di costruire un’unità politica più ampia che ci difenda dalle grandi concentrazioni finanziarie, che solo la massiccia potenzialità culturale europea può salvare l’umanità intera dalle tragiche conseguenze prodotte dal liberismo e dal mercatismo.

Proprio se amiamo la nostra terra, il nostro popolo, la nostra storia, la nostra cultura, la nostra patria non possiamo non volere che tutti i popoli europei si uniscano in una grande patria che difenda e protegga le peculiarità di ogni singolo popolo.

Ci vuol poco a capire quale potenza verrebbe fuori se riuscissimo realmente a mettere insieme le capacità creative degli Italiani con il senso dell’organizzazione tedesco, la fantasia produttiva dei Francesi, lo spirito costruttivo degli Spagnoli e così via. Il tutto ovviamente alimentato da un patrimonio storico e culturale unico ed irripetibile.

È forza, è potenza, e di tutto questo l’umanità ha bisogno per uscire dalla società dei diritti senza doveri, dalla concezione della vita come mercato e per tornare a godere dei piaceri e delle gioie superiori che la vita può dare solo in una dimensione umana e, passatemi la parola ormai desueta, spirituale.

L’uomo è un essere sociale che vive nella famiglia, le famiglie per proteggersi si sono riunite in tribù e comunità più ampie che nel tempo sono diventate popoli e nazioni. Oggi per proteggere l’uomo, le famiglie, quei popoli, le nazioni serve, un’Europa realmente unita sul piano politico.

È la scommessa del futuro nella quale vale la pena impegnarsi.


Editoriale

 

Ricostruire l'unità nazionale

di Adriano Tilgher

Siamo alle solite. In Italia siamo troppo occupati ad affrontare temi marginali o impostici da altre nazioni per renderci conto della grave situazione in cui versa la nostra nazione. Purtroppo tutto questo accade perché a nessuno dei cosiddetti politici, né alle istituzioni interessa nulla dell’Italia; basti pensare alla scomparsa in tutte le scuole di ogni ordine e grado della storia, della grande cultura classica ed umanistica, base e fondamento sia del nostro percorso unitario che della nostra profonda identità.

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La Spina nel Fianco

 

L'ethos del cameratismo

1944 il poeta, soldato, (e bisessuale) Robert Graves, (1895 -1985) dà alle stampe il suo romanzo più famoso, "Il vello d'oro”, che parla fra altre cose, della guerra dei sessi nella mitologia Greca (successivamente ereditata dai Romani). Graves dipinge il "litigio" fra Zeus ed Era, più che come una satira sui problemi domestici delle famiglie greche, come un conflitto fra sistemi sociali inconciliabili. Nel descrivere il panteon greco l'autore narra dello scontro fra le divinità femminili dei popoli mediterranei guidate da Madre Gea e gli dei del pantheon maschile, guidati da Zeus arrivati dal nord con gli invasori achei, che si sono fatti largo a spallate nella Grecia arcaica e matriarcale. Ad Olimpia cittadina del Peloponneso occidentale, che ha dato nome alle "Olimpiadi" dove sorgeva il tempio di Gea, più venerato di tutta la Grecia, un paio di millenni prima dell’"era dell’Uomo", pare si sia tenuta una sorta di sacro G20, un super vertice religioso con lo scopo di raggiungere una pacificazione. Da un lato, le diverse manifestazioni della triplice Dea, con i loro riti della fertilità, ed un certo gusto per i sacrifici umani, dall’altro gli dei guerrieri venuti dal nord, che erano usi tenere le donne alla catena, in cielo come in terra. Ma sarà una pace fittizia, la guerra metafisica, non finirà mai, e giunge fino a noi alimentata dal tentativo del nuovo ordine mondiale di uniformare, e quindi annullare ogni diversità di genere.

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