la societa sessualizzata

La società sessualizzata

La società occidentale è ormai in piena crisi, schiacciata in ogni sua espressione dal liberalismo, l’ideologia dell’individuo, il cancro che uccide il mondo. La conseguenza prima della totalizzante ideologia liberale è la sconnessione totale tra le persone e qualsiasi presupposto di natura comunitaria. Questo aspetto chiaramente non fa altro che permeare come un veleno all’interno del tessuto sociale, dissolvendolo a poco a poco in ogni sua componente, tra le quali anche quella erotica. Viviamo ormai in una società totalmente sessualizzata, ovunque puntiamo lo sguardo veniamo bombardati costantemente da tonnellate di simboli, messaggi e quant’altro alluda al sesso nel senso più materiale e bestiale del termine. La società contemporanea è ormai il luogo in cui si assiste ad una esasperazione dell’erotismo, che non risparmia nessuno, poiché essa è martellante, totalizzante, ossessiva; bambini, giovani, adulti e anziani sono costantemente oggetto di un attacco che mina le fondamenta della comunità. Dalla pubblicità ai riferimenti culturali passando per la quotidianità, tutto è grondante di allusioni sessuali, esplicite e non, che oltrepassano spesso il limite della decenza. La sessualità è certamente una componente fondamentale della vita, poiché è il presupposto biologico della vita stessa, e proprio su questo presupposto biologico, istintivo, animale, fa leva il capitalismo, creando una frattura violenta proprio nei valori componenti la sessualità. Parlando di sessualità, dobbiamo necessariamente parlare di comunità e di civiltà; poiché l’una influenza l’altra e getta le basi per una costruzione sociale più complessa. Fin dagli albori, la storia dell’uomo si è eretta su una fondamentale struttura sociale, quella della famiglia, ovvero l’archetipo della comunità e quindi della civiltà. È pacifico dire che civiltà significa anche mettere in secondo piano gli istinti primordiali che ci caratterizzano biologicamente, per addivenire ad una morale civile più alta ed altra, che elevi la nostra vita al di sopra della “lotta per la sopravvivenza” tipica del contesto animale. Questo implica che il sesso sia concepito soltanto all’interno di un contesto relazionale che aspiri all’immenso, che abbia un perché, un obbiettivo ultimo che non sia soltanto quello del mero godimento. Il dramma della società liquido-moderna nell’ambito della sessualità e quindi delle relazioni intime è che si è perpetrato uno scollamento violento tra “sesso”, “eros”, e “agape”. Questa violenta frattura creata dal sistema turbo capitalista, a sua stessa misura, ha contribuito, insieme ad altri molteplici fattori, a creare una concezione di sessualità, ovvero quella della “sessualità-consumo”, basata appunto sul consumo sfrenato, eccessivo dei prodotti che il mercato ci offre in questo senso; prostituzione, pornografia, zoofilia, pedofilia, e altre oscene perversioni, tutto ad un certo punto può apparire lecito, poiché la logica di questo modello di sessualità, non è l’armonica qualità del rapporto che è in essere nel “trinomio” sopra espresso, bensì è la quantità consumata. Il sesso-consumo è come una droga, ha bisogno di un costante aumento di dose per riprodurre lo stesso effetto, lo stesso piacere materiale; annichila le menti dei giovani e non solo, alimentando lo sviluppo di “ipersessuali” che non sono capaci di relazionarsi con il sesso opposto; ragazze sempre più frigide e ragazzi sempre meno maschi che vivono in ogni caso una sessualità malata, distorta, eccessiva, e proprio nell’eccesso costante e duraturo, trovano il loro piacere fisico, materiale. Un problema quindi di varia natura, che investe molteplici sfere della vita civile; la risoluzione di questo dramma postmoderno, passa unicamente per la ricostruzione dello stato, ente unico in grado di garantire alle generazioni future un’educazione ben orientata verso i valori etici, spirituali, sociali e civili che fecero grande il popolo europeo, e dei quali si avverte, in questo mondo così fluido e che sembra andare al contrario, l’assoluta mancanza.


Editoriale

 

I diritti civili

di Adriano Tilgher

Si fa un gran parlare, in questi tempi, di diritti civili e la mia sensazione è che pochi fra quelli che ne parlano sappiano esattamente cosa siano questi diritti civili, che sul piano della sinistra hanno letteralmente soppiantato i diritti sociali che sono scomparsi dal dibattito politico, nonostante siano totalmente sotto attacco. Guardo raramente e con difficoltà i dibattiti televisivi perché sento solamente banalità per lo più insulse, prive di riscontri reali e soprattutto completamente estranei alla realtà e alla gravità dei problemi che stiamo affrontando come Italiani.

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La Spina nel Fianco

 

Professor Odal

5 marzo 1965, muore al Cairo, Omar Amin, militare, politico, filosofo ed esoterista tedesco naturalizzato egiziano, amico di Renè Guenon e di Savriti Devi. Omar Amin, nasce in Germania a Karbow-Vietlübbe, un piccolo comune del Meclemburgo-Pomerania, il 25 gennaio 1902, con il nome di Johann Jakob von Leers. Studiò nelle università di Kiel, Berlino e Rostock, laureandosi in giurisprudenza. Si dedicò soprattutto a studi storici e linguistici, come la slavistica. Divenne un poliglotta, imparò italiano, russo polacco, ungherese arabo e giapponese; scriveva correntemente in latino, ma anche nello yiddish degli ebrei aschenaziti dell'Est Europa. Ernst Jünger (1895-1998) lo definì “un genio linguistico”. Nel mondo intellettuale tedesco von Leers era noto con l'appellativo, "professor", il professore,  anche in virtù della cattedra universitaria presso l'università di Jena.

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