La Biblioteca del Pensiero Forte: La Sinistra Fascista di Giuseppe Parlato

Non è mai banale o cavilloso riprendere in mano concetti, idee, architravi del pensiero, finanche impressioni al fine di metabolizzarle con più efficacia. Questa attività è tanto più utile quanto più tale oggetto sia condiviso o si creda lo possa essere: nell'acquiescenza e nel consenso comune si annidano infatti i maggiori problemi, le maggiori distorsioni, le incomprensioni più pervicaci.

 Al fine di iniziare questo discernimento è bene per ogni patriota avere a che fare col testo “La sinistra Fascista” di Giuseppe Parlato. L'autore infatti attraverso un cospicuo censimento di dati e di fonti vuole rifrangere ancora un periodo storico, il Fascismo, che, vuoi per oggettivi ingorghi storici, vuoi per una origine ideologica composita si è sempre dimostrato fin troppo malleabile e esposto alla incomprensione strutturale.

 A partire dal sottotitolo, “Storia di un progetto mancato”, Parlato individua immediatamente i contorni della questione. La sinistra fascista non fu né una devianza da un monolite originale né tantomeno la vera anima di un multiverso politico, quanto un'opzione, un progetto (di cui Parlato tratteggia anche l'architettura impersonale) che per contingenze tattiche e convergenze storiche mancò, senza tuttavia fallire: non a caso Parlato dedica una parte del suo testo (gli ultimi due capitoli) alla ricostruzione di quali e quanti spunti questo percorso lasciò in una certa famiglia politica e nel paese.

Grazie ad un corposo apparato di fonti autografe, d'emeroteca e da documenti ufficiali Parlato costruisce una storia della Sinistra Fascista e nella Sinistra Fascista, sia come millieu culturale, come brodo di coltura che come scheletro organizzativo, finanche espressamente subpartitico. Senza essere (solo) un sociologo, Giuseppe Parlato descrive le personalità, i luoghi, i tempi e le parole della Sinistra Fascista: socializzazione, i GUF, Ugo Spirito, Concetto Pettinato, Tullio Cianetti, e molti altri nomi, che Parlato ha cura di collocare nel giusto luogo delle polemiche politiche del tempo, senza ingigantirne il ruolo ma, parimenti, senza derubricare nessuno a comparsa

 Quel che forse stupisce ed esalta maggiormente il lettore nell'opera di Parlato (e che la rende preziosa pur stando in buona compagnia tra le tante opere che hanno affrontato l'argomento) è la perizia con cui si rende una geografia di questo mondo, delle reti della Sinistra Fascista: i giornali come gangli, le personalità come sinapsi, anche se la Sinistra Fascista solo poche volte arrivò vicino a diventare un partito nel partito, si ha l'impressione che essa fosse, effettivamente, un progetto, se non unitario, almeno in parte unito. L'esistenza di questo millieu, ci sentiamo di far dire al senso complessivo del testo di Parlato, è che se essa non fu l'unica né la principale delle declinazioni fasciste (e qui già diamo per buona la scomposizione fattoriale del monolite “Fascismo”), parimenti ne fu un esito irriflesso e pertanto ancor più genuino. L'esistenza di tante “Sinistre” nel Fascismo non invaliderebbe la loro bontà ma anzi ne confermerebbe la genuinità perché ne dimostrerebbe la connaturalità.

 Ci sentiamo quindi di inserire “La Sinistra Fascista: storia di un progetto mancato” nelle opere utili ad un patriota, ad un cultore del Pensiero Forte perché esso fornisce gli strumenti corretti per disinnescare, con gli strumenti dello storico compìto, la rigidità che s'avverte delle volte attorno al tema della “Sinistra Fascista” e collocare ottimamente le proprie energie sul tavolo della riflessione ideologica attorno a quella che, dopo il libro di Parlato, smette di essere una mitologia da usare contro la “Destra del Partito” ma diviene compiutamente una mappa di un corso ideologico legittimo: mancato, appunto, e non fallito.


Editoriale

 

I diritti civili

di Adriano Tilgher

Si fa un gran parlare, in questi tempi, di diritti civili e la mia sensazione è che pochi fra quelli che ne parlano sappiano esattamente cosa siano questi diritti civili, che sul piano della sinistra hanno letteralmente soppiantato i diritti sociali che sono scomparsi dal dibattito politico, nonostante siano totalmente sotto attacco. Guardo raramente e con difficoltà i dibattiti televisivi perché sento solamente banalità per lo più insulse, prive di riscontri reali e soprattutto completamente estranei alla realtà e alla gravità dei problemi che stiamo affrontando come Italiani.

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La Spina nel Fianco

 

Professor Odal

5 marzo 1965, muore al Cairo, Omar Amin, militare, politico, filosofo ed esoterista tedesco naturalizzato egiziano, amico di Renè Guenon e di Savriti Devi. Omar Amin, nasce in Germania a Karbow-Vietlübbe, un piccolo comune del Meclemburgo-Pomerania, il 25 gennaio 1902, con il nome di Johann Jakob von Leers. Studiò nelle università di Kiel, Berlino e Rostock, laureandosi in giurisprudenza. Si dedicò soprattutto a studi storici e linguistici, come la slavistica. Divenne un poliglotta, imparò italiano, russo polacco, ungherese arabo e giapponese; scriveva correntemente in latino, ma anche nello yiddish degli ebrei aschenaziti dell'Est Europa. Ernst Jünger (1895-1998) lo definì “un genio linguistico”. Nel mondo intellettuale tedesco von Leers era noto con l'appellativo, "professor", il professore,  anche in virtù della cattedra universitaria presso l'università di Jena.

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