Corinaldo: una grande tragedia, una società da cambiare

Sproloqui, paroloni, lacrime, dolore all’immane tragedia di Corinaldo. Poi guardi la foto di quegli adolescenti morti e diventi triste e una rabbia cieca e sorda ti assale.

Possibile che dei quasi bambini debbano morire in quel modo?  È concepibile che dei genitori abbiano potuto accompagnare o addirittura mandare soli dei minorenni in quella bolgia infernale per sentire un tizio autolesionista che canta canzoni stupide piene di oscenità e votate al male?

Non sanno i genitori italiani che il loro primo compito è educare i figli, seguirli, impedirgli scelte sbagliate almeno finché hanno la possibilità di poterlo fare?

Ma ormai viviamo in una società sbagliata, dove in un malinteso senso della libertà tutto diventa lecito, tutto diventa permesso. È vietato vietare. L’autorità deve essere abolita. Tutti devono poter fare tutto a prescindere dall’età, dal sesso, dalla razza, dalla religione, dalle scelte di vita.

Nessuno deve pagare in termini di responsabilità, basta che paghi in termini monetari.

È la società iperliberista che viene idolatrata, è la società che finisce con la fine dell’uomo.

L’Italia poi è la perfetta esecutrice dei dettati della subcultura imperante.

Questi ragazzi, i bambini di oggi, che saranno ragazzi domani e adolescenti dopodomani, chi li aiuta? Chi li educa? Chi gli insegna i valori fondamentali della vita? Chi gli fornisce gli strumenti per difendersi dalle varie difficoltà che la vita prepara loro?

Saranno pronti per rinunciare alle piccole cose per poi rinunciare alle grandi?

Dietro le porte delle nostre case (ed in alcune ci sono anche dentro) c’è la droga, c’è l’alcool, c’è lo sballo da discoteca, c’è il lavoro che manca, c’è la fame, ci sono i bambini affamati ed incattiviti del terzo mondo, ci sono i figli motivati dell’ISIS, ci sono infinite brutture con cui questi nostri figli dovranno confrontarsi, ma con quali strumenti? Chi glieli fornirà?

La famiglia è in decomposizione e quel poco che rimane è per lo più massacrata dai messaggi devianti del buonismo propagati dai media pubblici e privati. Il maschio è in fuga e non sa più assumersi le responsabilità che dovrebbe avere il papà, la femmina è in carriera ed in competizione con il maschio e non è capace di assolvere il ruolo di mamma. Manca la cooperazione e soprattutto la volontà di far sentire ai figli l’autorità di chi gli vuole bene ed agisce per il loro bene, indispensabile per l’educazione e la formazione. Insegnare ad obbedire per domani poter comandare.

La scuola è distrutta per cui non forma, non informa, non educa. Manca la sinergia tra insegnanti e famiglie fondamentale perché i giovani sentano il peso dell’autorità della cultura. Un’autorità preziosa che va coltivata perché può insegnare il senso della responsabilità e fa capire che non si è soli.

Ma il grande assente è lo stato ovvero quel meccanismo organizzativo che presiede al benessere dei membri della comunità nazionale, che tutela gli organismi sociali di base, come la famiglia e la scuola, e ne controlla il funzionamento per una crescita costruttiva della comunità.

Tutto questo si è perso e il caso di Corinaldo, insieme a quelli di Desiree Mariottini e di Pamela Mastropietro, è la punta di iceberg di una realtà drammatica cui bisogna porre rimedio: i nostri adolescenti sono abbandonati a se stessi.

Bisogna correre ai ripari, e ci vorranno anni, per ricostruire l’etica nello stato, per ristrutturare la scuola e il senso del dovere, per rigenerare la famiglia eliminando tutti gli elementi disgregatori anche con la forza della legge, se necessario.

Ma si può fare, basta capire che papà, mamma e insegnanti non sono fratelli maggiori ma hanno ruoli ben definiti, precisi e fondamentali.


Editoriale

 

Il bene e il male

di Adriano Tilgher

È un mondo confuso quello che ci circonda. Ho visto il filmato di un uomo vestito da donna, che, secondo la lingua dei barbari, preferisce definirsi “drag queen”, mentre racconta a dei bambini o poco più che bambini, che il mondo è cambiato, che le vere favole non sono più quelle che ci hanno raccontato i nostri nonni o i nostri genitori, ma sono quelle nuove che raccontano di un’umanità in trasformazione, dove i sessi, contrariamente a quello che ci ha insegnato la natura, non sono solo due ma molti e molti di più (dimenticando che quando si parla di sesso, secondo la natura, si intendono manifestazione e funzione dello stesso e non le differenti pulsioni o deviazioni o perversioni di ognuno).

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La Spina nel Fianco

 

La meglio gioventù

1º ottobre 1950, nasce a Milano Marco Tullio Giordana, regista, sceneggiatore e scrittore italiano fuori dagli schemi, che seppur proveniente da quell' “intellighenzia" sinistra che ha dominato il mondo della cultura italiana sin dalla fine della seconda guerra mondiale, nelle sue opere dimostrerà un inusitato coraggio ad affrontare temi controversi, e a portare sullo schermo, autori altrettanto controversi, rappresentando forse più di tutti gli altri registi contemporanei, un reale spaccato della vita, dell'arte e soprattutto della politica del nostro Paese. Capacità di analisi dovuta presumibilmente dalla sua formazione accademica. (facoltà di lettere, indirizzo antropologico). Trasferitosi da Milano a Roma per motivi di studio, già da studente universitario collabora alla realizzazione del film di montaggio di Roberto Faenza "Forza Italia" , un film documentario del 1977 sulla situazione politica dell'Italia nel dopoguerra realizzato utilizzando spezzoni di documentari dell'istituto luce ed altri filmati relativi alla storia italiana dal 1945 fino alla metà degli anni settanta. Il titolo coincide (fortuitamente ?) con il nome dell'omonimo partito politico fondato da Silvio Berlusconi diciassette anni dopo. Nel 2011 Faenza sarà autore del docufilm Silvio Forever.

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