L’Italia, la Francia, l’Europa.

L’Italia ha un governo che tira, che fa, che decide e, da solo, se la vede con l’Unione Europea che cerca di ostacolarlo in tutti i modi.

D’altra parte manca un’opposizione anche perché i servitori dei poteri forti sono stati delegittimati dai poteri forti stessi e il confronto con il Governo Italiano lo reggono i burocrati UE lautamente pagati.

Ma manca anche il sostegno della piazza che dovrebbe spingere affinché il Governo, da una parte, incalzi sempre più la UE per ottenere maggiori margini di autonomia per tirare l’Italia fuori dal baratro in cui l’hanno ficcata le politiche dissennate del centrodestra e del centrosinistra, dall’altra, affronti i difficili temi di una nazione, come la nostra, in piena decadenza etica, culturale, politica, identitaria.

Siamo messi proprio male e… la piazza non c’è!!!

In Francia al contrario un governo voluto costruito e mantenuto dai poteri forti in chiave anti Fronte Nazionale, viene pesantemente contestato dalla piazza. Una piazza viva, forte, propositiva, che palesa tutta l’ostilità verso un corpo estraneo, l’Unione Europea, di cui l’insignificante Macron è uno strenuo paladino.

La Francia sta meno male di noi ma… la piazza c’è!!!

E l’Europa?

L’Europa non c’è, non è mai nata; è la grande assente nella scena politica nazionale ed internazionale. Manca proprio l’Europa, il grande continente carico di storia, di cultura, di civiltà, l’unica vera speranza per risolvere gli enormi problemi del mondo. Ma l’Europa, la grande sconfitta dell’ultimo conflitto mondiale, non può esserci finché esisterà un’Unione Europea che è la sua esatta antitesi.

Infatti l’Europa politica, unica vera realtà da costruire per ridare fiato e forza alle varie identità nazionali che la compongono, non c’è; esiste solo un pateracchio insignificante, che è il parlamento europeo, ed una banca, la BCE, che fa e determina le politiche economiche, fiscali e sociali di tutte le singole nazioni europee. Un autentico abominio affidare le politiche economiche di stati, che dovrebbero essere indipendenti e sovrani, ad una banca di fatto privata, proprio perché sottratta a qualsiasi controllo politico e quindi fuori dalla disponibilità dei popoli europei.

Un mostro giuridico questa Unione Europea, che ipocritamente ci spacciano per Europa, in realtà uno strumento di controllo totalitario fuori da qualsiasi principio di legalità, di costituzionalità e della, da loro tanto decantata, democraticità.

È ora di farla l’Europa politica ed io già la vedo non solo nella storia e nella cultura, di cui ampie vestigia e tracce ci sono nelle nostre città, ma soprattutto nel Governo italiano e nella piazza francese.

Due espressioni, forse poco consapevoli, ma che ci fanno sperare.


Editoriale

 

L'Italia ha bisogno di te

Di Adriano Tilgher

Veramente ci vorrebbe una chiamata alle armi per salvare l’Italia e per rimettere in campo le enormi capacità di cui dispone come popolo e le qualità notevoli che ci hanno fatti grandi nei secoli. Rimanere inermi osservatori dello scempio, che stanno facendo di noi e delle nostre indiscutibili radici culturali, non è più possibile. L’immagine che i principali media danno del nostro popolo è veramente sconvolgente.

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La Spina nel Fianco

 

Ode al fido Grunf

Aprile 1967, esce nelle edicole italiane il numero 93 del fumetto “nero” creato da Magnus e Bunker, “Kriminal”, dal titolo "Festa happening". Il fumetto nero italiano fu un genere di fumetto che esordì’ nel 1962 con il personaggio di Diabolik, seguito da Kriminal, Satanik ed altre decine di epigoni. Propose un ribaltamento della morale corrente, i protagonisti non erano gli eroi buoni de "Il Vittorioso" né gli eroi del fumetto statunitense, bensì ladri, e spietati assassini, che fecero gridare allo scandalo, Chiesa, media, Democrazia Cristiana e in parte anche l’intellighenzia di sinistra, tant’è che il fenomeno attirò l'attenzione del potere giudiziario che temeva la carica eversiva di questo genere di pubblicazioni. Furono anni di censure, sequestri, roghi, ed arresti e gli autori, furono costretti ad ammorbidire toni e trame per evitare il carcere, facendo perdere al fumetto la propria carica innovativa.

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