Canto giovane e ardito...

‘In quantità di sacrificio ed amore’, rivolgendosi al giudice che lo interrogava in malo modo per conoscere i criteri di selezione dei quadri dirigenti della Guardia di Ferro. La risposta di Corneliu Zelea Codreanu rappresenta il punto più alto della mistica di quel Fascismo ‘immenso e rosso’ a cui volgiamo, fidenti e rispettosi, la mente ed il cuore – forse ideale e disattento di diversità limiti e contrasti. Questo, però, sembra essere la caratteristica principe delle Rivoluzioni nazionali: testimonianza esempi la stele dei camerati caduti per l’Idea – in pratica una dottrina nata tramite l’azione più che un ponderoso bagaglio di ideologia precostituita (aurea prigione). È ciò che si chiama Stile e gli appartiene di diritto.                                                                                        

Un esempio, argomento di questo mio intervento.  Penso al capitano, già combattente della Grande Guerra e poi nei Corpi Franchi in Alta Slesia, Albert Leo Schlageter, catturato e condannato a morte dai soldati francesi durante l’occupazione della Ruhr, il 26 maggio 1923, nei pressi di Düsseldorf. Elevato a eroe e martire dalle formazioni nazionaliste e dai comunisti (identità e territorio per i primi; lotta al potere del capitale teso a strozzare la Germania prostrata). Intesa che non trovò traduzione nella prassi per la diffidenza di entrambi. Il drammaturgo Hanns Johst, nel 1933, ne trasse una popolare rappresentazione ove si trova, messa in bocca allo stesso Schlagater, la celebre espressione ‘Quando sento parlare di cultura, metto mano alla sicura della pistola’.                                                                                 

Reso precursore del nazionalsocialismo, Goebbels seppe affiancargli un giovane caduto proprio nella lotta per la conquista di Berlino, Horst Wessel, di anni 19, milite delle SA. E il suo nome divenne il titolo di quella canzone, sventolio di bandiere e rullo di tamburi, passo cadenzato e braccio teso. ‘Die Fahne hoch die Reihen fest gesch-lossen – SA marschiert mit ruhig festem Schritt – Kam’raden die Rotfront und Reaktion erschossen – marschier’n im Geist in unsern Reihen mit’ (tradotta in italiano con ‘in alto i cuori, i gagliardetti a vento...’).                                                                                    

L’incontro con Goebbels porta questo giovane a divenire uno dei responsabili più attivi dei reparti d’assalto (Sturmabteilung), nella zona dell’Alexanderplatz, luogo di prostitute bordelli e dove i comunisti spadroneggiano. Intollerabile, a loro avviso, la presenza di giovani in camicia bruna. La mattina del 14 gennaio 1930 membri di una cellula del Fronte Rosso riuscì a farsi aprire la porta di casa e gli sparò contro colpendolo mortalmente alla mandibola. L’agonia, trasportato in ospedale, durerà fino alle ore 6,30 del mattino del 23 febbraio. La giovinezza e l’ardire...                                               

Finito nell’immondezzaio della storia quel ‘fronte rosso’, che tanti inganni e illusioni suscitò in milioni di uomini, rimane quella ‘reazione’, che all’ombra della bandiera a stelle e strisce intesse la ragnatela di ulteriori inganni e rinnovate illusioni. E noi? Affiorano alle labbra le parole di quel canto, giovane e ardito.


Editoriale

 

Possiamo farlo

di Adriano Tilgher

La situazione sta evolvendo in segno positivo. Se osserviamo con attenzione le cose che accadono attorno a noi, ci rendiamo conto di quanto sia falsa, inutile e depistante la presunta realtà che ci raccontano i media tutti (o quasi) e quanto si stia risvegliando il popolo italiano. Basta un po’ di spirito di osservazione. Iniziano ad essere tante le persone che si sentono in dovere di esprimere il proprio dissenso, a dare la giusta lettura degli eventi, a parlare con linguaggi che sembravano spenti, perduti. Strani simbolismi appaiono anche dalle stanze ufficiali. Cosa fino a ieri impensabile. Qualcosa sta cambiando.

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La Spina nel Fianco

 

Comandante

13 dicembre 1942, il motopeschereccio armato “Cefalo”, di stanza presso la base di "La Galite” in Tunisia, di ritorno da una incursione nel porto di “Bona”, in Algeria, viene attaccato da uno Spitfire inglese, Durante il mitragliamento, vengono colpiti a morte numerosi membri dell'equipaggio, fra cui in comandante. Qui finisce la vita terrena di Salvatore Todaro, pluridecorato Comandante della nostra marina Militare.

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