Lo spazio politico

Cosa è la politica? Quando un atto, un’azione possono definirsi politici?

 Nel “vocabolario” della mia formazione giovanile la politica veniva definita così: “Proiezione temporale di valori che trovano, in una grande forza di speranza collettiva, la tecnica capace di forgiare il Destino delle società umane. Ha la priorità rispetto all’economia che da essa dipende.”

 Questa definizione nasce dalla considerazione che “la politica è l’arte ed il metodo di assicurare la pace, la prosperità e la continuità dei Valori naturali delle società umane.” In questo quadro non vi è spazio per lobbies e conventicole o interessi particolari e personali. Per tali ragioni oggi non esistono più i politici ma solo una “genia”, più o meno scaltra, di servitori di interessi altri che non hanno alcun obiettivo che non sia riferito al proprio arricchimento personale a prescindere dalla crescita comunitaria.

 La Politica, al contrario, deve avere un solo obiettivo: la conquista del potere; e questo obiettivo, soprattutto oggi, non coincide con la conquista del Governo. Anzi, spesso, i detentori del potere lasciano conquistare il Governo a persone che siano completamente al loro servizio, in modo da allontanare se stessi dal pericolo di diventare i reali obiettivi dell’azione politica, riducendo una qualsiasi azione che dovrebbe essere politica a pura e semplice amministrazione.

 Anche il potere non va considerato come fine, ma solo come il mezzo per instaurare un Nuovo Ordine. Da qui discende che un’azione politica è sì la marcia verso l’obiettivo ma è anche la definizione dei principi.

 Dagli elementi sviluppati fino a questo momento emerge a colpo d’occhio l’enorme spazio politico lasciato libero. Infatti non vi è forza politica che sia alternativa consapevole al sistema liberal-democratico. Quelle che si presentano come tali o lo fanno falsamente, come i rottami del comunismo che sostengono comunque un capitalismo di stato, o lo sono inconsapevolmente e agiscono per intuizione, senza un reale progetto alternativo al liberismo imperante.

 Questo sistema ha consentito la concentrazione del potere nelle mani di una piccola oligarchia finanziaria mondiale attraverso l’indebitamento degli stati e, per sua stessa natura, è incapace di risolvere le drammatiche situazioni debitorie create dalla società dei consumi. Per tale motivo, l’unico mezzo per la sopravvivenza di questa forma di potere è l’eliminazione di qualsiasi forma di opposizione reale. Pertanto, se lo spazio politico esistente è enorme, diverso è il problema relativo alla possibilità di occupazione dello stesso.

 In questo gioco delle parti nessuno si pone il problema del popolo da governare, ma solo quello di risolvere i guai economici all’interno delle regole di mercato che, per definizione, rendono irrisolvibile tale problema. Infatti tali regole possono essere considerate assolute solo se ci si rende conto che a determinarle sono esclusivamente i controllori delle risorse e delle ricchezze le quali, per essere concentrate in poche mani, permettono a questi di incidere sui mercati nei modi voluti, impedendo così ai popoli una libera vita di comunità, come l’andamento della “borsa” dimostra.

 In Italia, manca una vera cultura dell’opposizione. Probabilmente ciò è dovuto, da una parte, alla ideologizzazione dello scontro, negli anni passati, che ha snaturato le energie degli oppositori nello sterile confronto “fascismo-antifascismo”; dall’altra, all’incompleta formazione di una coscienza civica capace di far comprendere la necessità di un destino comune e soprattutto di un’autotutela dei propri diritti.

 Oggi, pertanto, a maggior ragione diventa indispensabile creare una cultura di opposizione globale capace di proporre soluzioni alternative che possano effettivamente affrancare l’Italia prima e l’Europa poi dal vincolo dello strozzinaggio delle banche internazionali che attraverso l’indebitamento ed i conseguenti alti interessi per la restituzione sono diventate le vere padrone a casa nostra.

 Tutto questo vogliamo proporlo alla gente qualunque sia stato il suo passato politico perché possa insieme a noi ricostruire la propria dignità di nazione autonoma.


Editoriale

 

Ricostruire l'unità nazionale

di Adriano Tilgher

Siamo alle solite. In Italia siamo troppo occupati ad affrontare temi marginali o impostici da altre nazioni per renderci conto della grave situazione in cui versa la nostra nazione. Purtroppo tutto questo accade perché a nessuno dei cosiddetti politici, né alle istituzioni interessa nulla dell’Italia; basti pensare alla scomparsa in tutte le scuole di ogni ordine e grado della storia, della grande cultura classica ed umanistica, base e fondamento sia del nostro percorso unitario che della nostra profonda identità.

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La Spina nel Fianco

 

L'ethos del cameratismo

1944 il poeta, soldato, (e bisessuale) Robert Graves, (1895 -1985) dà alle stampe il suo romanzo più famoso, "Il vello d'oro”, che parla fra altre cose, della guerra dei sessi nella mitologia Greca (successivamente ereditata dai Romani). Graves dipinge il "litigio" fra Zeus ed Era, più che come una satira sui problemi domestici delle famiglie greche, come un conflitto fra sistemi sociali inconciliabili. Nel descrivere il panteon greco l'autore narra dello scontro fra le divinità femminili dei popoli mediterranei guidate da Madre Gea e gli dei del pantheon maschile, guidati da Zeus arrivati dal nord con gli invasori achei, che si sono fatti largo a spallate nella Grecia arcaica e matriarcale. Ad Olimpia cittadina del Peloponneso occidentale, che ha dato nome alle "Olimpiadi" dove sorgeva il tempio di Gea, più venerato di tutta la Grecia, un paio di millenni prima dell’"era dell’Uomo", pare si sia tenuta una sorta di sacro G20, un super vertice religioso con lo scopo di raggiungere una pacificazione. Da un lato, le diverse manifestazioni della triplice Dea, con i loro riti della fertilità, ed un certo gusto per i sacrifici umani, dall’altro gli dei guerrieri venuti dal nord, che erano usi tenere le donne alla catena, in cielo come in terra. Ma sarà una pace fittizia, la guerra metafisica, non finirà mai, e giunge fino a noi alimentata dal tentativo del nuovo ordine mondiale di uniformare, e quindi annullare ogni diversità di genere.

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