I giovani

I sintomi più gravi della crisi della società si manifestano proprio nelle generazioni più giovani, che, prive di riferimenti e di stimoli, sembra abbiano rinunciato alla propria autonomia ed alla grande forza di sognare realtà e mondi diversi. Un giovane che non sogna invecchia subito, un giovane che non ha grandi aspirazioni, talvolta anche infantili, perde la spinta per conquistare il futuro; una nazione senza giovani è destinata a morire.

Per questo il problema dei giovani è gravissimo e va affrontato in modo deciso ed immediatamente.

Nelle scuole, sui posti di lavoro, i nostri ragazzi manifestano, salve le eccezioni, poca voglia di impegno, minor senso di responsabilità, nessuna attitudine al sacrificio; questi atteggiamenti sono favoriti dalla famiglia e dalla società.

Al contrario, una gran massa di studenti e ragazzi immigrati, spinti dalla fame e dal bisogno, si impegna al di sopra delle proprie responsabilità e inizia a primeggiare. Se a questo aggiungiamo che alcune fasce di immigrazione sono al centro dello spaccio delle varie droghe che annientano ancor più la volontà di azione dei nostri giovani, ci rendiamo conto di quale sarà la classe dirigente del futuro per l’Italia.

A questo quadro, già di per sé, drammatico dobbiamo aggiungere il tasso di disoccupazione giovanile che ha raggiunto livelli impressionanti (oltre il 40%) e la forte emigrazione di giovani cervelli.

Bisogna urgentemente correre ai ripari. Dobbiamo tornare ad inculcare nei giovani il senso di appartenenza, il valore della comunità. Dare loro delle motivazioni profonde in cui credere.

In questo contesto sono da considerare molto gravi ed al limite dell’alto tradimento le dichiarazioni di alcuni ex ministri della nostra repubblica che invitavano i nostri giovani disoccupati a cercare lavoro all’estero e parimenti vanno valutate  le dichiarazioni dell’ex Presidente della Camera, terza carica dello stato, che invitava gli Italiani a prepararsi a diventare un popolo di migranti.

Viene il sospetto che ci sia una volontà precisa tesa a disgregare il nostro popolo, ad allontanarlo dall’Italia, per poi svendere questa nostra stupenda terra, dietro compensi miliardari, a chi ne vuole fare terra di sfruttamento.

Se pensiamo alle somme che spendiamo per formare i nostri giovani nelle nostre scuole che, nonostante le riforme che si sono succedute e che ne hanno profondamente disgregato la capacità formativa, restano sempre, per la loro base umanista, tra le migliori del mondo, e questa ricchezza viene abbandonata e spedita all’estero.

Se pensiamo alle grandi strutture per la ricerca, come i laboratori del Gran Sasso, dove vengono a studiare e sperimentare ricercatori di tutto il mondo e dove formiamo i nostri ricercatori dando loro solo dei modesti rimborsi spese. Se aggiungiamo che le università estere se li accaparrano con stipendi più dignitosi e poi li mandano nuovamente nei nostri laboratori a continuare le ricerche, cui abbiamo istruiti a spese nostre, ma questa volta i risultati diventano di quelle università.

Se tutto questo non è follia criminale! Solo chi non ama la propria terra può formare i propri cervelli e, quando giunge il momento di cogliere i frutti di quella formazione, regalarli ad altri.

Per fortuna in questi ultimi anni la società mostra degli anticorpi spontanei come dimostrano i numerosi giovani che, nei casi di calamità naturali, si offrono disinteressatamente per dare il loro aiuto.

E’ questo un ulteriore sintomo di un mondo diverso che le masse giovanili possono ancora contribuire a costruire. Sono queste ancora le forze vive che, pur se in modo inconsapevole, possono dare la linfa vitale necessaria per il rilancio di una nazione, sono la prova provata dell’esistenza di uno slancio generoso, attraverso cui risollevare le sorti di un popolo che sembra in via di decomposizione.

                                                    

 

 

 


Editoriale

 

Ricostruire l'unità nazionale

di Adriano Tilgher

Siamo alle solite. In Italia siamo troppo occupati ad affrontare temi marginali o impostici da altre nazioni per renderci conto della grave situazione in cui versa la nostra nazione. Purtroppo tutto questo accade perché a nessuno dei cosiddetti politici, né alle istituzioni interessa nulla dell’Italia; basti pensare alla scomparsa in tutte le scuole di ogni ordine e grado della storia, della grande cultura classica ed umanistica, base e fondamento sia del nostro percorso unitario che della nostra profonda identità.

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La Spina nel Fianco

 

L'ethos del cameratismo

1944 il poeta, soldato, (e bisessuale) Robert Graves, (1895 -1985) dà alle stampe il suo romanzo più famoso, "Il vello d'oro”, che parla fra altre cose, della guerra dei sessi nella mitologia Greca (successivamente ereditata dai Romani). Graves dipinge il "litigio" fra Zeus ed Era, più che come una satira sui problemi domestici delle famiglie greche, come un conflitto fra sistemi sociali inconciliabili. Nel descrivere il panteon greco l'autore narra dello scontro fra le divinità femminili dei popoli mediterranei guidate da Madre Gea e gli dei del pantheon maschile, guidati da Zeus arrivati dal nord con gli invasori achei, che si sono fatti largo a spallate nella Grecia arcaica e matriarcale. Ad Olimpia cittadina del Peloponneso occidentale, che ha dato nome alle "Olimpiadi" dove sorgeva il tempio di Gea, più venerato di tutta la Grecia, un paio di millenni prima dell’"era dell’Uomo", pare si sia tenuta una sorta di sacro G20, un super vertice religioso con lo scopo di raggiungere una pacificazione. Da un lato, le diverse manifestazioni della triplice Dea, con i loro riti della fertilità, ed un certo gusto per i sacrifici umani, dall’altro gli dei guerrieri venuti dal nord, che erano usi tenere le donne alla catena, in cielo come in terra. Ma sarà una pace fittizia, la guerra metafisica, non finirà mai, e giunge fino a noi alimentata dal tentativo del nuovo ordine mondiale di uniformare, e quindi annullare ogni diversità di genere.

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